Adelchi Argada

argada

A Lamezia Terme la situazione non è delle più tranquille. Da qualche notte le mani dei soliti noti imbrattano i muri con scritte fasciste. I provocatori non si firmano ma il paese è piccolo e tutti lo sanno che a inneggiare al Duce sono le stesse persone che insultano i militanti della sinistra e che, in qualche caso, arrivano a picchiare chi li affronta a viso aperto e li contraddice. Adelchi Argada ha le mani grandi come le palanche del cantiere di Modena dove deve andare a lavorare. E le spalle larghe di chi solleva blocchetti e sacchi di cemento. Può avere paura delle condizioni di sfruttamento a cui sono costretti lui e quelli come lui, non certo di qualche fascistello incontrato per strada, la sigaretta all’angolo della bocca, la pettinatura fresca di barbiere e quell’aria molle e gonfia di chi si trascina nel pigro far niente dei figli di papà. Tipi così, Adelchi li incontra a passeggio per Lamezia il pomeriggio del 20 ottobre, dalle parti della chiesa di San Domenico. Con lui c’è suo fratello Otello e poi i fratelli Morello, vecchi amici di Adelchi. Svoltato l’angolo, ecco Michele De Fazio e Oscar Porchia. Il primo studia Legge a Firenze, ragazzo di buona famiglia conosciuto sia dai fascisti del posto che da quelli dell’università toscana. Il secondo, anche lui studente, è un militante del Movimento sociale e per un paio d’anni è stato anche il segretario del Fronte della gioventù di Lamezia. Adelchi milita nel Fronte popolare Comunista Rivoluzionario (FPCR), un’organizzazione di osservanza leninista a sinistra del PCI che, tra le altre cose, si era distinta nelle azioni di solidarietà per Pietro Valpreda, ingiustamente processato a Catanzaro per l’attentato di Piazza Fontana. Il percorso politico intrapreso dalla sezione di Lamezia frequentata da Adelchi nel corso del 1973, ha messo il FPCR sulla rotta tracciata da Avanguardia Operaia, movimento radicato nei CUB delle principali fabbriche del Nord e orgogliosamente composto per la quasi totalità da soli quadri operai. L’opinione di Adelchi su gente come Porchia e De Fazio può essere data per scontata. I giovani comunisti calabresi conoscono bene la matrice fascista degli attentati che, negli anni Settanta, insanguinano la regione. Eppure, quella mattina, Adelchi non ha nulla da dire a Porchia e De Fazio. A rivolgersi ai fascisti ci pensa il suo amico, Giovanni Morello, disgustato dalla vigliaccheria dimostrata dai due solo ventiquattro ore prima, quando avevano picchiato il fratello più piccolo, quattordici anni appena. Con il ragazzino Porchia e De Fazio hanno mostrato i muscoli. Ora sono senza parole e, immediatamente, mettono mano alle pistole. Il primo colpo ferisce Giovanni Morello alla coscia: una frazione di secondo in cui Adelchi Argada non ha altro pensiero che quello di gettarsi verso il compagno colpito per aiutarlo e metterlo in salvo. E a Giovanni, Adelchi la vita gliel’ha salvata davvero, incassando una dopo l’altra quattro delle quattordici pallottole sparate addosso ai militanti. La seconda pallottola, quella fatale per Adelchi, ha trapassato il colpo del giovane perforandogli il cuore. Mentre Adelchi muore, chi ha sparato scappa, inseguito dal grido “bastardi” che corre più veloce di loro, oltrepassa i comuni della piana lametina, supera i binari delle locomotive dirette a Nord e porta la notizia di uno striscione appeso nel luogo in cui il giovane operaio è stato ucciso. Uno striscione che dice: “QUI E’ STATO ASSASSINATO IL COMPAGNO ARGADA”. Il giorno dei funerali, sono trentamila le persone che pretendono di salutare Adelchi Argada. La cattedrale non basta a contenerli tutti e, per le orazioni, viene utilizzato il palco della festa de “l’Avanti” , ancora montato nella piazza del Municipio per il concerto della sera precedente. Jovine, uno studente di sinistra, parla a nome dei ragazzi di Lamezia: “Conoscevamo Adelchi Argada come uno dei nostri migliori militanti, sempre schierato dalla parte degli oppressi. Bisogna capire perché è morto; era un operaio, uno dei tanti giovani costretto a una certa età a lavorare perché per i proletari, per i figli dei lavoratori, non esistono privilegi che sono di altri. Argada ha fatto una scelta, si è messo dalla parte di chi vuole una società diversa non a parole, in cui lo sfruttamento sia abolito e il fascismo non possa trovare spazio”. Arrestati, gli assassini di Adelchi Argada hanno dalla loro parte soltanto una pretestuosa tesi di legittima difesa. Una posizione che più di qualche giornale conservatore fa propria e diffonde con forza. Nel caso di Oscar Porchia e Michele De Fazio sostenere di avere sparato per difendersi non funziona: imputati di omicidio, dopo aver ottenuto di spostare la tesi processuale a Napoli, nel 1977 vengono condannati rispettivamente a quindici anni e quattro mesi e a otto anni e tre mesi di reclusione.
Dal libro “Cuori Rossi” di Cristiano Armati, Newton Compton Editori, 2008.

Un nuovo compagno, un nostro compagno, si è aggiunto alla lunga schiera di caduti per mano fascista. Non sono certo i discorsi retorici e le parole vuote a dare una immagine lucida e precisa di ciò che egli era e rappresentava. Era uno di noi, sempre in prima fila nelle lotte e nella mobilitazione antifascista, era innanzitutto un proletario, uno dei tanti che, dopo essere stato emarginato dalla scuola, è sbattuto su un treno e costretto ad emigrare. La sua storia non è particolare; è la storia di milioni di giovani meridionali utilizzati per arricchire i padroni di mezza Europa. Ma non era solo un proletario, era cosciente della sua situazione, era convinto che i privilegi che gli erano stati negati sin dalla nascita, non erano frutto di un destino più o meno crudele, ma della ferrea logica di una società basata sull’ineguaglianza e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo; ma non basta: era consapevole che una società migliore era possibile realizzarla e che bisognava lottare, dando Il meglio di se stessi, affinché l’emancipazione delle masse non fosse solo un discorso commemorativo da fare il Primo Maggio o ad ogni scadenza elettorale. Lo slancio, la combattività, la tenacia, la consapevolezza, hanno sempre caratterizzato Adelchi come uno dei nostri migliori combattenti. Ed è per questo che è stato ucciso; chi getta fango su di lui, come « La Gazzetta dei Sud », sa bene che solo con la menzogna e l’ipocrisia più assurda si può tentare di minimizzare l’accaduto. Chi con la follia omicida lo ha massacrato, sperava che con Lui cadesse l’ideale e la volontà di lotta di cui egli si faceva portavoce, si sbaglia di grosso. In questi tristi momenti, a centinaia i compagni si sono stretti attorno al suo esempio e al suo insegnamento, si sono chinati a raccogliere la sua bandiera di lotta, per andare avanti. Ci rendiamo conto, infatti, che la sua morte non è dovuta ad un caso fortuito, bensì è frutto di quell’orribile macchina di distruzione e morte che è il fascismo; una macchina alla quale il padrone ha sempre ricorso nel suoi momenti difficili, una macchina che ha il solo motivo di esistere nella società capitalistica. Per questo non ci daremo pace, non ci fermeremo fino e quando non avremo tagliato alla radice il fascismo, non avremo distrutto la società che l’alimenta, una società basata sul denaro e sull’oppressione.
IL 9 NOVEMBRE 1974 TUTTI IN PIAZZA A CATANZARO MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA REGIONALE PER LA CONQUISTA DELL’AGIBILITA’ DELLA SINISTRA PER LA MESA FUORI LEGGE DEL MSI IL FRONTE COMUNISTA A CURA DEL FRONTE POPOLARE COMUNISTA RIVOLUZIONARIO
OTTOBRE 1974 NUMERO SPECIALE
PREZZO POLITICO
IL FRONTE COMUNISTA
Supplemento a “Avanguardia Operaia” del 25 ottobre 1974
Autorizzazione Tribunale di Roma n. 14255 dl 15.12.1971 Direttore Responsabile SILVERIO CORVISIERI
Redazione Via S. Miceli Lamezia Terme

La mobilitazione a livello Nazionale
L’assassinio del compagno Adelchi Argada ha voluto rappresentare un attacco all’intero movimento operaio, e non solo qui in Calabria: ha voluto rappresentare una risposta alla combattività operaia e studentesca sviluppatasi in quest’autunno in ogni parte d’Italia:
LA RISPOSTA ALLA CANAGLIA FASCISTA E’ STATA QUINDI CONSEGUENTE ED IMMEDIATA
In Calabria si sono svolti scioperi e cortei nei maggiori centri: a Cosenza, a Catanzaro, a Crotone, ad Amantea, a Palmi: imponenti cortei di lavoratori e di studenti hanno testimoniato la rabbia per l’assassinio fascista. la volontà di una lotta a fondo soprattutto contro i notabili locali e gli agrari, finanziatori ed alleati tradizionali della canaglia nera. Durissima la risposta anche nei maggiori centri del Nord: a Milano un corteo di 20.000 studenti ha dato l’assalto alla sede del MSI, subendo poi l’attacco forsennato della polizia e dei carabinieri; a Firenze assemblee studentesche e cortei interni dappertutto; a Torino grossi cortei interni hanno spazzato via i fascisti; a Brescia, corteo di 4000 persone con il comizio conclusivo in Piazza della Loggia, luogo del recente eccidio fascista: a Roma, a Mestre, a Siracusa, a Matera la forte risposta dei lavoratori e degli studenti ha ribadito l’acquisizione di coscienza delle masse popolari nei confronti dello scontro di classe in atto in Italia e la ferma volontà di rispondere alle provocazioni fasciste con la lotta e la mobilitazione pronta e massiccia. Ovunque è stata fatta propria ed attuata la parola d’ordine «cacciamo i fascisti dalle scuote e dai posti di lavoro », mentre da più parti si è levata, con maggior forza di prima, la richiesta della messa al bando del MSI e dell’arresto di tutti i fascisti. L’iniziativa, intrapresa già da tempo dalla sinistra rivoluzionaria, ha trovato concordi ampi settori dei sindacati, delle forze politiche di sinistra e soprattutto dei compagni di base del PCI e del PSI, dei lavoratori, dei cittadini democratici, degli studenti. Compito di tutti noi è quello di riuscire a rendere continuativa ed operante la volontà di lotta delle masse popolari, di fare dell’antifascismo militante una pratica quotidiana e di massa, resa ancor più necessaria dalla svolta che il terrorismo fascista ha operato dopo i fatti di Brescia, dell’Italicus, di Lamezia Terme, con l’attacco spietato, aperto al movimento di classe.
da “il Fronte Comunista” numero speciale ottobre 1974

LA RISPOSTA OPERAIA E POPOLARE AL FASCISMO E’ STATA DURA COME SEMPRE
LA RISPOSTA DI LAMEZIA AL DELITTO FASCISTA
Appena saputo dell’omicidio, centinaia di persone si sono riversate, dapprima sul luogo del delitto per soccorrere i feriti ed in seguito si sono dati ad una disperata caccia al fascista, raggiungendo il De Fazio e riversandogli addosso la rabbia e il dolore per l’accaduto. Dopo che i vigili urbani presero in consegna l’assassino, un corteo di circa mille persone ha percorso la città facendo piazza pulita dei pochi fascisti rimasti, assaltando la sede del MSI e distruggendola. Nello stesso tempo circa quattrocento persone, per lo più operai, hanno manifestato sotto la Questura, chiedendo che il fascista venisse consegnato nelle loro mani. Intanto, la notizia si è sparsa per l’intera città, dai quartieri accorrono a centinaia i compagni, insieme ad operai, commercianti, donne, che sentivano come un dovere lo scendere in piazza. Si fa una grossa assemblea popolare si lancia la parola d’ordine di uno sciopero generale per l’indomani e subito dopo riparte un nuovo e più grosso corteo. La notte si organizza la veglia sul luogo dove Adelchi è stato trucidato. Lunedì mattina lo sciopero è generale, non un negozio, non una scuola, non un qualsiasi posto di lavoro funzionava. Sotto la pioggia torrenziale si snoda un corteo di oltre 6000 persone, uno tra i più grossi che la storia di lotta di Lamezia ricordi. Nonostante il maltempo imperversi, il corteo continua la suo strada senza che nessuno si allontani, anzi ingrossandosi a mano a mano che procedeva. A migliaia, le persone si succedono sul luogo dell’assassinio, portando fiori, dando la propria solidarietà militante. La sera in una affollatissima assemblea si decide lo sciopero generale degli studenti per il giorno dopo. Martedì 22 lo sciopero nelle scuole è totale, dopo un breve corteo di oltre 1000 studenti ci si reca alla camera ardente allestita nella sala consiliare. C’è un via vai continuo di gente, senza interruzione fino all’orario fissato per il funerale. Contemporaneamente per protestare contro le vergognose menzogne della Gazzetta del Sud si decide di bruciare in piazza alcune copie. La parola d’ordine è ripresa in maniera sorprendente dalla gente che passa, dagli operai che ripetutamente stazionano lì davanti, si parte da decine di copie, si arriva a centinaia e a migliaia; chiunque aveva soldi li consegnava ai compagni che avevano improvvisato una colletta per comprare e bruciare sempre nuove « Gazzette ». Si arriva al punto che si hanno tante gazzette che per bruciarle tutte si è arrivati a tarda sera! Verso le 15,30 il funerale; uno folla immensa, delegazioni operaie di consigli di fabbrica. Centinaia di bandiere rosse, compagni giunti da tutta la regione e con ogni mezzo, e poi tutta Lamezia in piazza. Circa 30.000 persone seguono in silenzio il feretro del nostro compagno Adelchi Argada. Nei discorsi commemorativi al di là dei giri di parole, si riafferma in maniera decisa la volontà di proseguire la lotta intrapresa coerentemente da Adelchi. Questa grossa manifestazione di popolo è l’espressione più chiara del dolore che ha colpito la Calabria antifascista nel suo complesso, ma anche la consapevolezza lucida della necessità di continuare a lottare per debellare una volta per tutte il fascismo e la società da cui ne trae alimento. Nella stessa giornata i sindacati hanno indetto un’ora di sciopero in tutto la regione con assemblee nei posti di lavoro. Il Mercoledì mattina assemblee d’istituto in tutte le scuole anche in quelle dove tradizionalmente era difficile farle. Vengono presentate mozioni in cui si esprime lo sdegno e la volontà di lotta, su obbiettivi precisi come MSI fuori legge e contro la Gazzetta del Sud, vengono votate ed approvate a larghissima maggioranza. Subito dopo un nuovo corteo formato dal Professionale per il Commercio si unisce al Liceo Scientifico e al Magistrale e tutti insieme si ridiscende in piazza per un nuovo corteo. Intanto la sottoscrizione lanciata per iniziative antifascista coinvolge centinaia di persone. Giovedì si conquistano in tutte le scuole assemblee di classe e nel pomeriggio, nel corso di un’assemblea interistituti si decide di partecipare allo sciopero regionale dei braccianti. Il giorno dopo, venerdì, nuovo grande corteo, nuovo impegno di lotta antifascista. Queste giornate, anche se nella loro terribile tristezza sono state l’unità di misura della capacità di mobilitazione per sbarrare il passo al fascismo in tutte le sue forme. E’ un monito per chi credeva di liquidare il tutto con pretestuose asserzioni o per chi pensava di agire impunemente, non solo contro la nostra organizzazione e il nostro compagno in particolare, ma soprattutto contro il movimento di classe nel suo complesso.
da “il Fronte Comunista” numero speciale ottobre 1974

Alcuni messaggi ricevuti dai compagni di Lamezia Terme per i funerali di Adelchi
Domenica 20 alle 17 a Lamezia Terme. Il compagno Sergio Argada è stato premeditatamente ucciso da delinquenti fascisti. dopo una serie di provocazioni che già da tempo i criminali fascisti attuano nei principali centri calabresi e nel Sud in generale. Solo pochi giorni prima a Catanzaro un corteo antifascista è stato aggredito dalla teppaglia nera e malgrado tutto tre compagni sono stati tratti in arresto. Queste non sono altro che alcune delle provocazioni che si sono susseguite in questi ultimi giorni. Con tali provocazioni, che giungono dopo alcuni anni durante i quali i fascisti sono stati i protagonisti diretti. Insieme al partito dell’avventura e delle elezioni anticipate (Democrazia Cristiana) delle peggiori tragedie che hanno colpito il paese. La teppa nera ha imboccato l’unica strada che le restava da percorrere, quella dell’assassinio e della violenza aperta, nel momento in cui emergono chiare responsabilità e connivenza tra loro e gli organi dello stato. Non è un caso che simili topi di fogna escono allo scoperto in un momento estremamente delicato per la vita democratica del paese caratterizzato dalla acutizzazione dello scontro politico che vede, da una parte la borghesia partire in un furioso attacco e dall’altra una classe operaia sempre più in piedi, a difendere le conquiste strappate in questi anni. Come già in passato, la forza dell’antifascismo militante e di massa sbarrerà il passo a queste canaglie, che già da troppo tempo stanno insanguinando le nostre città. L’assassinio del compagno Argada deve essere un rinnovato stimolo all’impegno di tutti gli antifascisti, affinché dalla lotta delle masse popolari, emergano chiaramente le connivenze di cui godono questi criminali, togliendo ad essi ogni tipo di agibilità politica nelle fabbriche, nelle scuole, nei cantieri.
COMITATO UNITARIO ANTIFASCISTA «ADELCHI SERGIO ARGADA»
UNIVERSITA’ DELLA CALABRIA

ESPRIMIAMO SOLIDARIETA RIVOLUZIONARIA VOSTRA ORGANIZZAZIONE IMPEGNANDOCI VENDICARE ANCHE COMPAGNO ARGADA LOTTANDO CONTRO IMPERIALISMO FASCISMO PUNTO FRATERNAMENTE
LINEA ROSSA PCD’I ML

MILANO – CONSIGLI DI FABBRICA FIRMATARI RIUNITI IN ASSEMBLEA INTERPRETANDO SENTIMENTI CLASSE OPERAIA SI ACCOMUNANO NEL DOLORE VILE ASSASSINIO COMPAGNO SERGIO ARGADA MILITANTE RIVOLUZIONARIO PER EMANCIPAZIONE DEL MEZZOGIORNO ET MASSE POPOLARI VERO COMBATTENTE ANTIFASCISTA RINNOVIAMO NOSTRO IMPEGNO ANTIFASCISTA MILITANTE CHIEDIAMO CON FORZA MSI FUORI LEGGE BASTA CON MAFIA DC CHE LO PROTEGGE
PHILIPS SEDE – HONEYWELL – HISI SICPA SPE – LIQUIGAS – HERBITALI – AEG – TELEFUNKEN SPA – BP – CIBA/GEYGY RECORDATI

ASSASSINIO COMPAGNO ARGADA ACCOMUNA MILITANTI PARTITO UNITA PROLETARIA VOSTRO DOLORE ET MOLTIPLICA IMPEGNO UNITARIO CONTRO ASSASSINI FASCISTI ET ISPIRATOMI ET MANDANTI
SEGRETARIO REGIONALE PDUP MARIO BRUNETTI

UN ALTRO COMPAGNO E’ CADUTO NEL NOME DELL’ANTIFASCISMO MILITANTE Il SUO RICORDO SARA’ SEMPRE PRESENTE IN OGNI NOSTRO MOMENTO DI LOTTA
LC E AO DI ALESSANDRIA

CARI COMPAGNI, I lavoratori della ditta BIAGI (Firenze) riuniti in assemblea, essendo venuti a conoscenza del nuovo episodio di criminalità fascista accaduto a Nicastro che è costato la vita al compagno Sergio Argada appartenente alla vostra organizzazione, esprimono la loro indignazione e la loro condanna per il nuovo efferato delitto commesso proprio in un momento che vede la classe operaia impegnata in un duro scontro col padronato per respingere l’attacco antioperaio di Agnelli e del governo. I lavoratori ritengono che questo, come altri atti della teppaglia fascista tendono da introdurre nel paese un clima di tensione che giustifichi lo spostamento a destra dell’asse politico. I lavoratori della ditta BIAGI, nonostante si trovino nell’impossibilità, per ora, di partecipare alle manifestazioni di lotta che si svolgeranno anche a Firenze contro questo crimine. a causa della dimensione ridotto dell’azienda (9 operai) e quindi dell’inesistenza di una forza sindacale, vi esprimono il loro impegno di mobilitazione per respingere queste provocazioni e chiedere la messa fuori legge del MSI.
L’ASSEMBLEA DEI LAVORATORI DELLA DITTA BIAGI

L’assemblea cittadina degli studenti medi dei CUB e dei CPS di Firenze, denuncia il clima di intimidazione in cui si forma il governo Fanfani con la ripresa della teoria degli opposti estremismi, che dopo le stragi di Brescia e Bologna era stata smentita perfino dal ministro degli Interni. Oggi si riprende la strada della provocazione aperta nei confronti del Movimento Operaio e studentesco armando i fascisti da una parte e dall’altra attaccando i livelli di organizzazione e di autonomia della classe operaia nelle fabbriche, affossando le conquiste, ottenute dal movimento studentesco nella scuola, con i Decreti Delegati. I nostri compiti sono quelli di sconfiggere queste manovre portando così gli interessi della classe operaia all’interno delle scuole ed appoggiando il movimento popolare di azione diretta che sta crescendo in questa fase. L’autoriduzione dei fitti, delle bollette della luce e dei gas. l’occupazione delle case sono momenti di azione di democrazia diretta che la masse popolari prendono contro i disegni dei padroni, contro l’immobilismo di PCI e FGCI, la cui unica reazione di fronte a fatti così gravi come quello di Lamezia Terme è di presentare mozioni di costernazione. Il movimento studentesco con le sue avanguardie dei CUB e dei CPS deve aumentare oggi la vigilanza antifascista militante. Chiudere ogni spazio politico e fisico a queste carogne, creando degli organismi di massa e di vigilanza antifascista nelle scuole. MSI FUORI LEGGE A MORTE LA DC CHE LO PROTEGGE
Mozione approvata dall’assemblea degli studenti medi dei CUB e dei CPS tenutosi presso l’aula 8 di Lettere. Al termine della manifestazione Cittadina antifascista indetta per protestare contro l’assassinio fascista del compagno Sergio Argada.

COMUNICATO DELLA SEGRETERIA POLITICA DELL’O.C. AVANGUARDIA OPERAIA
A Lamezia Terme il compagno SERGIO ARGADA, militante del FRONTE POPOLARE COMUNISTA RIVOLUZIONARIO CALABRO, combattente antifascista e per l’emancipazione del Mezzogiorno, è stato assassinato, vittima del piombo fascista. Altri quattro compagni sono rimasti feriti: di essi due sono militanti del F.P.C.R.C. E’ nell’ambito del regime democristiano che i fascisti hanno potuto avere mano libera per le loro violenze è nei gangli, vitali di questo sistema di governo che gli assassini di Piazza Fontana, Brescia e Bologna continuano a trovare quelle complicità che consentono loro di sparare impunemente sui compagni come è accaduto a Lamezia Terme. Di fronte a questo ennesimo crimine, non basta più esprimere sdegno e generiche condanne: l’’antifascismo militante deve essere per tutti i compagni pratica quotidiano di lotta; la violenza fascista deve essere estirpata alla radice, senza tregua, senza colpevoli incertezze. Ma occorre colpire più in alto: sono la DC e i suoi uomini di governo che hanno le più gravi responsabilità; senza potenti appoggi, protezioni, pubblicità, i fascisti non avrebbero potuto mai continuare a mettere in atto i loro disegni criminali. L’O.C. AVANGUARDIA OPERAIA, chiede con forza che il MSI – DN sia messo fuori legge. Nel proporre un’azione unitaria perché questo obiettivo vengo raggiunto, noi non lanciamo solo una parola d’ordine, ma indichiamo un terreno concreto di lotta. Portare a fondo questa battaglia significa colpire l’apparenza di legalità che copre l’intreccio dei rapporti dei fascisti con la DC e organi dello Stato e ci consente di smascherare i complici che si vestono dell’antifascismo ufficiale. Sergio Argada era uno di noi, combattente sul fronte della nostra stessa lotta: nel suo nome ci impegniamo a portare avanti con fermezza e rinnovato slancio la lotta contro il fascismo e la dc. L’O.C. Avanguardia Operaia, nel momento in cui assicura la piena solidarietà di lotta di tutti i suoi militanti ai compagni del Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario Calabro, ai lavoratori calabresi, al popolo meridionale, alla stessa famiglia del compagno ucciso, chiama ognuno alle proprie responsabilità, chioma i lavoratori, gli studenti, i compagni, gli antifascisti, i democratici alla lotta. SPAZZIAMO VIA I FASCISTI ASSASSINII MSI FUORI LEGGE – LOTTIAMO A FONDO CONTRO LA DC CHE LO PROTEGGE!
LA SEGRETERIA POLITICA NAZIONALE della O.C. AVANGUARDIA OPERAIA

MOZIONE PRESENTATA A TUTTE LE FORZE POLITICHE REALMENTE ANTIFASCISTE, ALLE FORZE SINDACALI, ALLE ASSEMBLEE STUDENTESCHE E OPERARE, A TUTTI GLI ORGANISMI DI BASE, AGLI ANTIFASCISTI E AI DEMOCRATICI DI LAMEZIA TERME
L’assassinio del nostro compagno, ADELCHI ARGADA, ha messo a nudo, tragicamente, ancora una volto, il ruolo destinato ai fascisti dal capitalismo e dalla borghesia. Non si tratta della furia bestiale del boia Michelangelo De Fazio o di Oscar Porchia, che con fredda determinazione hanno sparato 17 colpi di pistola, di cui ben 4 sul corpo di Adelchi già morente! BISOGNA ANDARE PIU’ IN LA: capire chi è stato e chi vuole creare un clima di aperta e spudorata provocazione in Italia ed in particolare in Calabria; capire chi è stato ad armare fisicamente e moralmente la mano dei fascisti assassini; capire chi, oggi, con una spudoratezza che raggiunge i limiti dell’insopportabile, forma castelli di bugie su tutto ciò che è accaduto. Gli attentati e le provocazioni che in questi ultimi tempi si sono succeduti in Calabria e che sono culminati con l’assassinio di Adelchi e il ferimento di altri due compagni sono l’indice di ciò che i fascisti tentano di mettere in atto: un clima di terrore e provocazioni con il quale gestire il processo FREDA-VENTURA che si terrà a Catanzaro il gennaio prossimo. Le nostre, riguardo allo smascheramento dei mandanti, non sono frasi fatte o parole vuote: da anni a lamezia e in tutta la Regione le squadracce fasciste vengono pagate regolarmente per i loro luridi servigi, vengono istigate ed aizzate contro il comunismo e la democrazia. Questa gente conosciuta dagli operai, dagli studenti, dalle masse in genere, è conosciuta anche dalla polizia, la quale ne ha permesso la circolazione indisturbata, la Gazzetta del Sud, mai come ora, si dimostra uno strumento in mano alla reazione, con il ruolo di minimizzare e strumentalizzare l’accaduto. E’ ora che al dolore e allo sgomento si sostituisca la rabbia e la lotta cosciente. L’antifascismo militante, pratica politica e patrimonio delle masse, e di Adelchi in particolare, deve diventare una realtà operante ovunque, sempre, e portata avanti da tutti i sinceri antifascisti. Per questo chiediamo lo scioglimento immediato del MSI-DN e l’arresto di tutti i fascisti, per questo chiediamo lo smascheramento dei mandanti morali e materiali che armano con ogni mezzo la mano degli assassini fascisti. Denunciamo l’atteggiamento della DC e di alcuni settori reazionari dell’apparato statale di aver nascosto sistematicamente la verità e sull’omicidio e in ogni episodio di chiara marca fascista. In questo quadro ci impegnamo a portare a fondo una lotta alla «GAZZETTA DEL SUD» come uno tra i più validi strumenti del fascismo per creare la suo base di consensi a livello di «opinione pubblica ». Invitiamo pertanto alla pronta adesione, all’iniziativa. Sottoscrivendo, firmando, pronunciandosi sulla situazione e contro il fascismo.
HANNO FINORA SOTTOSCRITTO LA MOZIONE:
L’assemblea d’istituto del Magistrale
L’assemblea d’istituto dei Liceo Scientifico
L’assemblea d’istituto del Professionale per il Commercio
L’assemblea d’istituto dei Liceo Classico

L’ASSASSINIO DI SERGIO ARGADA RIPROPONE LA NECESSITA’ DI GIUSTI METODI DI LOTTA AL FASCISMO
Una calda manifestazione di cordoglio del proletariato calabrese ha concluso i funerali di Sergio Adelchi Argada; il giovane operaio militante del “Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario Calabrese” ucciso a Lamezia Terme domenica pomeriggio [20 ottobre 1974], a colpi di pistola dall’universitario Michelangelo De Fazio. Nessuno può sminuire la gravità di questo ennesimo assassinio fascista. Oltre a Sergio Argada, altri quattro giovani operai, che erano con lui (fra cui fratello Otello), sono rimasti feriti. Gli aggressori, una mezza dozzina di elementi di destra tra cui il fascistello Porchia, hanno sparato ben 15 colpi di pistola. Si è trattato quindi, di una vera e propria strage premeditata. C’è in questo episodio, non solo lo sviluppo dello squadrismo locale, ma il segno dello sviluppo sanguinario della violenza fascista nell’aggravarsi della crisi di regime. E’ proprio questo secondo aspetto che ripropone categoricamente la necessità di adottare adeguati metodi di lotta al fascismo. Piangere ad ogni morto è prova di impotenza; come è prova di ipocrisia limitarsi a chiedere la semplice messa fuori legge del MSI. A compiere gli attentati sanguinari sono le organizzazioni fasciste legalmente disciolte. Il problema è quindi quello di combattere il fascismo coi metodi della lotta di classe. I metodi classisti per combattere il fascismo poggiano sull’autodifesa e l’attacco proletario. Le forme attuali per applicare questi metodi sono i “gruppi autonomi di autodifesa” e i “comitati proletari antifascisti” di zona e di quartiere. Noi Internazionalisti, mentre tributiamo ONORE COMUNISTA a Sergio Argada ed esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni feriti; chiamiamo tutti i proletari e i rivoluzionari onesti ad adottare questi metodi di lotta. A questo riguardo sottolineiamo, con viva stima, la coraggiosa reazione proletaria dei compagni scampati alla strage i quali hanno acciuffato per linciarlo il De Fazio, mentre tentava di ricaricare l’arma, e che solo l’intervento dei vigili ha sottratto alla inesorabile GIUSTIZIA PROLETARIA. Lo stesso dicasi per l’assalto attuato con lo stesso meritevole scopo da alcune centinaia di compagni, al comando di polizia dov’era stato rinchiuso l’assassino.
Tratto da: LOTTE OPERAIE Supplem. murale (affisso sui muri non solo di Milano) al Bollettino Sindacale dei Comunisti Internazionalisti. – RIVOLUZIONE COMUNISTA – NR.61 del 24/10/1974
[Volantinato e distribuito nelle fabbriche del milanese – del varesotto e nei cortei operai e studenteschi succedutisi per parecchi giorni nell’ottobre 1974.]
Milano, 24 ottobre 1974.
Piazza Morselli, 3 – Ciclinproprio – L’esecutivo milanese di RIVOLUZIONE COMUNISTA

26 ottobre 1974: scontri a Roma per la morte di Adelchi Argada
A Roma il 26 ottobre 1974, in risposta all’assassinio del giovane operaio Adelchi Argada del ”Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario Calabrese” di Lamezia Terme il 20 dello stesso mese, vengono indette numerose assemblee antifascite sia nelle scuole che a livello cittadino.
Quella giornata di mobilitazione antifascista è carica di tensione e di rabbia, per la vicinanza all’omicidio squadrista di qualche giorno prima, e a causa delle dure risposte della polizia alle mobilitazioni antifasciste.
Durante la mattinata diversi sono i cortei e i momenti di scontro nei confronti dell’MSI e della polizia. Il corteo antifascista uscito dalle assemblee nelle scuole si dirige a ponte Garibaldi e poi in Piazza San Giovanni. Qui il corteo viene attaccato da un gruppo di fascisti che feriscono Roberto Di Matteo ad una mano (il giovane viene poi arrestato in ospedale).a questo punto la polizia carica il corteo ed il fronteggiamento con le forze dell’ordine diventa inevitabile. Migliaia giovani e studenti lanciano pietre e rispondono alle cariche anche con il lancio di bottiglie Molotov. Il bilancio è di diversi ragazzi fermati, numerosi mezzi della polizia danneggiati e alcuni agenti feriti e intossicati dai loro stessi gas lacrimogeni. Nelle stesse ore in diversi licei ed istituti avviene uno scontro tra gli studenti dei collettivi e l’MSI.
Verso le 18 gli antifascisti si concentrano nuovamente per una manifestazione, vietata nel frattempo dalla Questura, e provano a forzare il blocco in Piazza Navona. Il risultato sono diverse ore di scontri in cui, con maggiore intensità rispetto al mattino, i manifestanti resistono alle cariche. Sono decine le bottiglie Molotov lanciate e la sassaiola rivolta alla polizia è davvero intensa. Alla fine della giornata sono quattro gli antifascisti fermati e tutti sotto i 18 anni.
da infoaut.org

Fabio Isman, giornalista
Inviato del “Messaggero” nei giorni della morte di Adelchi.
Intervento per la manifestazione “PER ADELCHI” del 20 Ottobre 1994.
Non ho mai conosciuto Adelchi Argada, e questo oggi mi dispiace. Infatti se le nostre strade si fossero incrociate, mi avrebbe sicuramente arricchito -e non poco- conoscerlo, frequentarlo, confrontarmi con uno come lui. Con le sue speranze dei vent’anni; la sua ansia d’un futuro migliore; il suo impegno per il riscatto di una terra -la sua- che di speranze e riscatti non ne avrà mai abbastanza, per quanto sono stati -troppo spesso, e più o meno volutamente- dimenticati, soffocati, sottovalutati –
Si Adelchi mi sarebbe davvero piaciuto conoscerlo. Invece, ne so appena ciò che, in quei tristi e terribili giorni di vent’anni fa, m’è stato raccontato e che -anche se non li ho seguiti- conto che i processi siano riusciti a sancire. Cioè che quella sera maledetta s’era trovato coinvolto in una vicenda non direttamente sua; che aveva agito non per offendere, bensì per difendere; non per aggredire, bensì per disarmare. Ho qui davanti una sua fotografia di quelle che si fanno per le tessere e che quasi sempre sono bruttissime. Questa – invece – non lo è affatto e gli rende giustizia: un bel viso aperto e sicuro; due occhi che guardano lontano; i capelli un pò lunghi e rigonfi, come usava in quegli anni.
Che anni erano quelli. Gli anni della strategia della tensione e degli attentati fascisti. Anni di confronti cruenti. Anni di troppe vittime. Anni in cui spesso erano messe a repentaglio le certezze per fortuna, ormai lontani; anche se dimenticarli è (e speriamo resterà) impossibile.
Qualche volta, in questi vent’anni, ad Adelchi mi é capitato di pensare. Quando Adelchi fu vilmente ucciso, a Catanzaro il processo per la strage di piazza Fontana non era nemmeno ancora cominciato. Da allora, di processi per piazza Fontana ne sono stati fatti quello ed alcuni altri; e Freda, Ventura, Giannettini sono ormai da tempo in libertà. Quando Adelchi ce l’hanno ucciso, mio figlio aveva esattamente un mese: questa sera, in una di quelle bellissime serate romane che sono ancora tiepide e senza nuvole, mio figlio e io abbiamo parlato di lui. Mi sembrava anche un modo per chiedervi scusa di non essere ora in mezzo a voi: ma vi giuro che è soltanto perché il lavoro me lo impedisce, e che non avevo alcuna alternativa possibile.
Stasera. a mio figlio ho raccontato di Adelchi. Di Adechi, che io non ho mai conosciuto. Gli ho raccontato di come un’intera città lo salutò, fino a commuovere anche qualcuno che i calli non li ha soltanto sui polpastrelli; di come in tanti, in quei giorni e spero anche dopo, lo abbiano onorato; di come, davanti a lui per l’ultima volta, un vescovo gridasse che la violenza é davvero – l’arma arma dei deboli”. Di come le indagini -una volta tanto, perché non capita sempre- abbiano avuto un corso sollecito e un esito chiaro: tale da non lasciarci l’angoscia del dubbio, o la rabbia dell’insoluto. L’ho raccontato a mio figlio, e mio figlio l’ha capito. Adesso anche lui, conosce un pochino Adelchi: perché è giusto, perché quelli come lui nessuno deve dimenticarli. Mai.
Oggi Adelchi Argada avrebbe 40 anni; cioè, non molti meno di me. Penso proprio -e voglio pensarlo- che saremmo davvero abbastanza simili: ugualmente sempre pieni di speranze; ugualmente sempre con la voglia dì disarmare gli altri (ma dalle pistole, e non dalle idee) e la certezza che noi stessi non disarmeremo mai (ma dalle uniche armi che vogliamo praticare: quelle delle idee e dall’impegno civile e sociale, e non certo dalle pistole). Io so quale sarebbe in questo momento -se appena l’avessi potuto- il mio posto giusto, perché in ogni momento ciascuno di noi ne ha sempre uno: sarebbe sicuramente in. mezzo a voi; accanto ad Adelchi. Invece, posso solo recitare il mio dispiacere, anche a nome degli altri (forse non saranno nemmeno pochi) che non sono riusciti ad arrivare qui: sono quasi delle scuse, accompagnate da una promessa; l’unica possibile: quella di ricordare sempre. E, se ci si riesce, non soltanto col pensiero, ma con l’azione, l’impegno, la volontà.
Anche chi ora non è tra voi Adelchi -soprattutto se l’ha conosciuto per davvero e non quel poco che, soltanto “dopo”, ho potuto imparare a conoscerlo io- certamente non può esserselo dimenticato. E un giorno, la dove ora lui riposa, ci sarà un fiore di più; se messo da me e da mio figlio, conterà poco. Ciao, Adelchi: un abbraccio a tutti quelli che t’hanno voluto bene; il rimpianto di non averti conosciuto e frequentato; di non averti vissuto prima che fosse troppo tardi, perché qualcuno ti aveva già ucciso.
Fabio Isman
ROMA 19.10.1994

PER ADELCHI
Riflettere oggi, a venti anni di distanza, su Adelchi e la sua morte, in questa Lamezia profondamente mutata e non sempre in meglio, non può che significare riflettere sulla storia di un periodo che ha segnato profondamente la mia vita.
E farlo in un momento in cui l’avvento, nelle forme e nei contenuti, della seconda repubblica impone a noi tutti domande cruciali sul senso delle relazioni politiche e sociali che vanno oggi definendosi: le forme attuali della politica e dei poteri, il significato di diritti fondamentali e di parole chiave con le quali abbiamo nel tempo declinato il nostro agire e che oggi sembrano incapaci di aprire in maniera significativa una qualsiasi porta contro il rinserrarsi degli egoismi, contro la prepotenza e l’arroganza, dentro e fuori le istituzioni.
E allora Adelchi.
Non evidentemente solo il suo assassinio, ferita profonda mai rimarginata, lutto che non fu solo privato e nemmeno solo dei suoi compagni, ma di tutta la Calabria democratica.
La memoria che questa manifestazione propone è una richiesta al Sindaco e al consiglio Comunale di questa città perché ad Adelchi sia intitolata una strada, una scuola, una piazza.
Non è solo memoria della violenza subita da un operaio studente di vent’anni, antifascista e comunista, cosa in sé non trascurabile né da banalizzare a maggior ragione oggi che i fascisti sdoganati da Berlusconi, ci governano con la faccia metallica e ben educata di Gianfranco Fini.
Non è dunque solo questo.
Perché noi vorremmo che l’esercizio della memoria fosse rivolto soprattutto alla vita di Adelchi, al suo “impegno totale”, a quella voglia di “esserci” di tanti giovani suoi compagni che con fatica ma anche con grande entusiasmo e creatività, tentavano di essere soggetti della propria storia, costruttori del proprio futuro.
La famiglia, la scuola, le segherie dei giovani apprendisti, i nostri quartieri, ancora corpo vivo della città, erano i luoghi dove Adelchi, noi, tanti di noi, sperimentavamo la politica; certo, con molte ingenuità, errori, repliche di altrui storie, con linguaggi grevi ma anche con quella particolare leggerezza che deriva dalla condivisione di un percorso, dalle promesse del futuro, dal piacere di esprimersi, dal divertimento anche.
Non eravamo particolarmente bravi, non più di tanti giovani di oggi.
Eravamo, in qualche modo più fortunati, perché favoriti da un contesto che non ci emarginava, da dinamiche politiche, economiche e sociali che comunque avevano bisogno di noi per dispiegarsi.
C’erano nelle sfere del privato e del pubblico sentimenti e aspettative nei nostri confronti.
C’era, nel bene e nel male, il riconoscimento della nostra esistenza.
Allora Lamezia ( “Lamezia come Milano”, noi dicevamo) era la città del movimento degli studenti, della solidarietà con gli operai.
Lamezia era la città delle scuole occupate, dei circoli culturali, dei collettivi femministi, insomma della Sinistra molto a sinistra e del vecchio PCI.
Era anche però la Lamezia democristiana e perbenista, del campanile agitato nel lotte per l’università, della SIR e delle sue promesse mancate di sviluppo, la Lamezia dei fascisti catalizzatori e simbolo dell’intolleranza e dell’odio verso chi come Adelchi esprimeva una volontà di riscatto, uno sguardo generoso e aperto nei confronti del mondo.
Adelchi lo abbiamo ricordato tante volte!
In suo nome abbiamo organizzato comitati, appelli, discussioni, manifestazioni.
Anche per il processo ai suoi assassini abbiamo denunciato ingiustizie, non tanto per le pene comminate ma per la sottrazione del giudizio alla sua sede naturale e, quindi, per una sorta di pregiudizio di minorità che così fu espresso nei confronti di una intera comunità, nei confronti di chi come Adelchi lottava disarmato.
In seguito fu solo la politica che abbiamo continuato a fare dopo di lui ad esser segno anche di memoria, una politica controcorrente, in una città che lentamente si omologava e creava isolamento, facendo rifluire, questo processo, anche una parte cospicua della sinistra.
Negli ultimi tempi anche noi siamo diventati pressoché muti su Adelchi e su noi stessi, in difficoltà sui problemi dell’oggi, impigliati in contraddizioni dalle quali non abbiamo saputo più districarci e che ci hanno reso incapaci di comunicare, di vedere oltre, di dare valore ai tanti, giovani e non, che vivono nelle pieghe di questa città.
Noi che, per tanto tempo, da “giovani”, abbiamo avuto il problema di partire dalla nostra parzialità anche generazionale, ora sappiamo che ci è difficile oggi parlare e ascoltare i giovani “dopo di noi”, sempre meno presenti nelle nostre formazioni politiche e nei luoghi delle nostre discussioni.
Siamo, in questa città, come “separati in casa”, senza nemmeno la possibilità di un sano, pacifico ma sacrosanto conflitto.
Per questo abbiamo proposto questo 20 ottobre letteralmente come un pretesto.
Per Adelchi.
Per Adelchi e perché quella storia ci serva, oggi, per riflettere sulle cose che ci premono qui ed ora, per evitare di considerarci una “tabula rasa” su cui innestare un anacronistico e incomprensibile nuovo.
Oggi i giovani, ma non solo essi, non sono al centro della storia né per condizioni materiali né per forza simbolica. Sono diventati invisibili nella loro normalità.
Di essi si parla in quanto devianti, mostri che uccidono sulle autostrade o che si accaniscono contro i loro genitori, sieropositivi malati di AIDS. Non avendo futuro non hanno esistenza nel presente. E la politica li perde, non solo perché i giovani sono fuori dalla produzione ma perché la politica è sempre meno socialità e spazio di vita.
La politica si gerarchizza: sullo scalino più basso il sociale o terzo settore, poi i partiti, le istituzioni, i leaders. La pervasività del modello berlusconiano della politica come immagine fa si che anche a Sinistra ci si modelli in tal senso.
Berlusconi vince e trae beneficio dalle precedenti devastazioni, dalle nuove regole. Vara una finanziaria iniqua ma vince soprattutto sul modello.
Mi viene in mente a questo proposto una considerazione fatta di recente da un deputato progressista il quale diceva: siamo assediati dalla attenzione della gente. Questo è molto vero ed è un rischio.
Perché l’assedio di attenzione può a volte inebriare ma più spesso può risultare soffocante non solo per le persone alle quali è rivolto ma per la politica intera che così viene ridotta sempre di più ad un unico luogo e a pochi soggetti: Parlamentari, Presidenti, Sindaci, Leaders, Telepredicatori.
E gli altri? Finiscono col perdere valore, col non contare più nulla.
Questa mancanza di pluralità di luoghi o di mancato riconoscimento a più luoghi e soggetti di esser luoghi e soggetti della politica, questo è uno dei problemi seri della nostra democrazia.
Partiti leggeri e pesanti, destra e sinistra, tutti sono oggi modellati sulla figura del leader, sulla delega totale, sulla passivizzazione.
Non so se la televisione è causa o effetto di tutto questo. So che, anche qui, il problema non è solo chi è il padrone ma come pensa e usa la televisione, come si fa comunicazione, come la si reinventa sapendo che gli strumenti a disposizione non sono neutri.
Ritornano quindi le domande: che cosa è la politica, che cosa è la comunicazione, che cosa è la democrazia.
Riappare evidente l’impoverimento del linguaggio politico, oggi sempre più simile a quello di uno spot, adeguato alla frammentazione del tempo operata dalla televisione che è incapace di raccontare la realtà nelle sue complesse espressioni .
Un linguaggio sincopato e violentemente estemporaneo,”banale”; un linguaggio che per opporsi alle caratteristiche allusive e cifrate della precedente comunicazione politica finisce per diventare anch’esso stereotipato e inconcludente.
Che cosa allora dobbiamo fare per affrontare la difficile situazione politica che ci è davanti?
Mi verrebbe da dire, proprio a partire da Adelchi, che dovremmo innanzitutto superare il fastidio che è dentro di noi, che è in chi ha modificato le regole del gioco, che è nei moderni governanti della seconda repubblica, per la riflessione e la memoria, per la ricerca e per l’autocoscienza.
Fermarsi un poco anche solo per parlare di Adelchi e del suo “impegno totale”, per saperne di più su noi stessi oggi e avere la consapevolezza, così come ci ha lasciato scritto Hannah Arendt, che “Il futuro è alle spalle”.
Rosa Tavella
20 Ottobre 1994

Compagno Adelchi, sono trascorsi 38 anni da quel giorno. Sono trascorsi restituendoci addosso lo sgomento di chi assiste allo scorrere incessante di un tempo maligno che non si ferma, che scorre lo stesso nonostante tutto, nonostante le persone che vorremmo accanto non ci sono più.
Ma può il tempo davvero allontanare qualcosa che senti vivo ogni giorno? Non lo sappiamo, ce lo siamo chiesti spesso, e spesso siamo giunti sempre a conclusione che c’è qualcosa che va oltre, qualcosa che viaggia su binari invisibili e che continua a legare il passato al presente con sempre più forza.
E’ per questo che ti sentiamo accanto in ogni lotta, in ogni battaglia.. Ricordarti per noi è un gesto quotidiano, ma farlo oggi soprattutto, diventa necessario nei confronti di una città che guarda e dimentica in fretta. Ricordare a tutti chi eri, ricordare a tutti quel ragazzo che credeva semplicemente in un mondo più giusto, che combatteva con coerenza e coraggio contro un sistema che c’ha voluto e ci vorrà sempre male.
Per questo ti hanno ucciso, perché volevano dimostrare che non è possibile sognare un mondo che dia di più di quello che padroni e borghesi hanno scelto di darci. Ti hanno ucciso perché avevano paura, perché le nostre idee faranno paura sempre. Ti hanno ucciso dei codardi, dei vigliacchi, dei vili. E bada bene che la colpa è di tutti loro, tutti coloro che gliel’hanno permesso, tutti coloro che vivono la loro vita seminando solo odio e intolleranza. Ti hanno ucciso compagno, perché provavano ad uccidere quello che rappresentavi, ma presto hanno capito che non potranno ucciderlo mai. Ci sono cose che non possono fermare, che vanno oltre, che seguono la linea di un orizzonte che non conosce confine perché nasce dalla libertà.
Hanno inventato tante storie, hanno provato ad infangare la tua storia per sminuire la viltà del loro gesto, la meschinità delle loro idee. Ma la verità è un fiume che scorre con una furia che non si può arginare. Non ci sono riusciti allora, non ci riusciranno mai.
Compagno Adelchi, continuiamo a ricordarti così, con tutte quelle battaglie che non hai avuto più il tempo di fare e che speriamo di essere all’altezza di portare avanti per te.
Il fiore della ribellione, tagliato dagli uomini neri, buttato e lasciato per terra, il vento l’ha portato via…
… Ma il fiore della ribellione ha un seme che è volato via e in qualche altra splendida terra un giorno rifiorirà” [Casa Del Vento]
Compagno Adelchi, sempre dalla stessa parte ci ritroverai, a gridare che la lotta non si è fermata mai!
Collettivo Autonomo Altra Lamezia
20 ottobre 2012

Appello agli antifascisti per il quarantennale dalla morte di Adelchi Argada
Era il 20 ottobre del 1974 quando veniva ucciso da mano fascista Adelchi Argada, giovane del Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario.
I tragici eventi che portarono alla sua morte si inseriscono in un periodo storico colmo di aggressioni e attentati fascisti.
Sono gli anni di piombo, quelli in cui grazie all’appoggio di Stato e Mafia la destra eversiva compie attentati e uccisioni contro militanti politici, sindacalisti, studenti e lavoratori antifascisti, semplici civili.
Ripartendo da quei tragici episodi, ricorderemo la vita del giovane Adelchi, delle sue idee e di quelle dei suoi infami assassini.
In un periodo storico in cui il nazifascismo sembra aver rialzato la testa e tenta di schiacciare i popoli che al contrario, resistono chiedendo la libertà, lanciamo il quarantennale dalla morte di Adelchi aprendolo a tutte quelle realtà sinceramente antifasciste.
Una giornata contraddistinta da incontri, assemblee ed iniziative musicali.
Saremo al fianco dell’Ucraina Antifascista, della Palestina e di tutti i popoli in lotta, saremo al fianco di tutti coloro che chiedono libertà e giustizia sociale, che, proprio come in quegli anni, rivendicano i più elementari diritti – casa, lavoro, reddito – perché seppur i responsabili sembrano cambiare volto, l’oppressore è sempre figlio dell’ideologia fascista che non comprende né bellezza né libertà poiché solo l’asservimento e la sottomissione di un popolo attraverso il ricatto e il giogo della paura ha permesso ad un’ideologia così folle di espandersi.
Ma ancora una volta il vento soffia più forte.
20 ottobre 1974 – 20 ottobre 2014 Adelchi Vive
Collettivo Altra Lamezia – Collettivo Riscossa Studentesca

20 ottobre 2014: ADELCHI QUARANT’ANNI, MEMORIA E STORIA
Sono passati quarant’anni dalla morte di Adelchi Argada e la sua città ne ha impiegati ben trentasette, e solo grazie ad una appassionata e forse fastidiosa insistenza, prima di rendere ufficialmente visibile il suo nome intitolando ad esso il parco di via S. Bernardette.
E’ vero che nel luogo ove Adelchi cadde per mano fascista, i suoi compagni, immediatamente dopo l’accaduto, vollero erigere una stele, opera dell’artista Maurizio Carnevali. Ma non molti sanno che quel monumento, oltre a necessitare oggi di un urgente restauro, risulta ancora formalmente “abusivo”: ciò significa che esso non è parte del patrimonio architettonico della città di Lamezia Terme. Nessuna amministrazione si è mai posta il problema.
Un esempio di pressapochismo, superficialità, qualunquismo, del ceto politico e non, dominante a Lamezia come nel resto del paese.
Ma è solo una questione di forma? O c’è una sostanza politica concreta che rende tragico il vuoto di memoria e di cultura in cui la città è oggi come impantanata?
E quelli tra i suoi abitanti che avevano sognato e lottato per una società senza discriminazioni in cui l’istruzione e il lavoro fossero opportunità di emancipazione e di affermazione sociale?
E le centinaia e centinaia dei compagni stessi di Adelchi?
E le migliaia di giovani donne e giovani uomini che egli contaminò col suo esempio proletario di generosità e di spontaneità del disarmare una mano armata di pistola?
E insomma tutta quella addolorata cittadinanza che partecipò in quelle grigie giornate di ottobre alla più grande manifestazione che Lamezia abbia mai visto!
Insomma tutti! Dove siete, dove siamo finiti?
È con questi interrogativi che abbiamo sentito di proporre alla città per lunedì 20 ottobre, a partire dalle 18:00 in Piazzetta San Domenico, una serata di riflessione politica e di espressione culturale, di riconsiderazione e anche di raccoglimento, con un incontro dibattito con la partecipazione di Cristiano Armati, autore del libro “Cuori Rossi”, reading, microfono aperto, mostre fotografiche, video autoprodotti, raccolta di scritti.
Oggi si tratta certamente di riaffermare la memoria di quell’evento e di ribadire il ricordo di un giovane proletario, un giovane antifascista che si batteva per un futuro senza oppressioni e ingiustizie, in cui il comunismo potesse coniugarsi con la libertà.
Ma insieme a questo occorre dare un giudizio storico di quell’evento, nel contesto di quella fase in Italia e nel mondo, ma soprattutto nel preciso contesto della Lamezia e della Calabria di quegli anni, con la chiara complicità tra parti deviate dello Stato, l’eversione nera e la ‘ndrangheta.
Un capitolo ancora da scrivere sulle coperture locali a gruppi e a singoli neofascisti, durante la Rivolta di Reggio e il tentativo dei boia chi molla anche a Lamezia; e intanto le bombe di Catanzaro e la morte dell’operaio Malacaria, l’attentato al treno di Gioia Tauro, con 6 morti e 66 feriti, i numerosi attentati dinamitardi alle ferrovie.
La tolleranza e un cinico lasciar fare ai fascisti vecchi e nuovi fu l’atteggiamento di gran parte dell’area moderata, la DC in testa, in funzione anticomunista e antisindacale, negli anni di conquiste irrinunciabili da parte del movimento operaio e contadino, con l’abbattimento delle gabbie salariali e l’estensione di diritti prima inconcepibili nel Meridione.
I governi dell’epoca, sempre più di marca reazionaria, contrastarono duramente con leggi liberticide e con la repressione violenta il dilagante movimento degli studenti che seppe però rispondere con nuove forme di coscienza politica e culturale e con nuove forme organizzate di fare politica, con una nuova unità con le forze del lavoro e grandi battaglie contro la discriminazione di classe, di sesso, di razza.
Lamezia Antifascista

Per non dimenticare
20/10/1974-20/10/2016
Sergio Adelchi Argada, giovane operaio militante del ”Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario Calabrese” (FPCR) viene barbaramente ucciso, il 20 ottobre 1974, a colpi di pistola dai fascisti Michelangelo De Fazio e Oscar Porchia. Il primo studia Legge a Firenze, ragazzo di buona famiglia conosciuto sia dai fascisti del posto che da quelli dell’università toscana. Il secondo, anche lui studente, è un militante del Movimento Sociale e per un paio d’anni è stato anche il segretario del Fronte della gioventù di Lamezia. Oltre a Sergio, nell’agguato squadrista rimangono feriti altri quattro giovani operai che sono con lui (fra cui il fratello Otello).
La mattina del 20 ottobre, di fronte al Comune di Lamezia, ci fu una manifestazione nell’ambito del Festival Provinciale dell’Avanti. Nella notte, scritte fasciste ingiuriose sui muri avevano provocato tensioni; fino ad arrivare alle mani, spinte, minacce: la questione però era destinata a non finire lì. Fu infatti alle 15.30 di quella domenica di ottobre che, i fratelli Argada, accompagnati dai fratelli Morello, incontrarono sulla strada di ritorno dallo stadio cinque camerati. A rivolgersi ai fascisti ci pensò Giovanni Morello, disgustato dalla vigliaccheria dimostrata da questi personaggi solo ventiquattro ore prima, quando avevano picchiato il fratello più piccolo, quattordici anni appena. E quattordici furono anche i colpi che riecheggiarono per le strade di Lamezia; quattro mortali indirizzati al giovane Adelchi, intervenuto per proteggere e aiutare l’amico. Il giorno dei funerali, trentamila furono le persone che scesero in piazza per salutare Sergio Adelchi Argada. Jovine, uno studente, parlò a nome dei ragazzi di Lamezia: “Conoscevamo Adelchi Argada come uno dei nostri migliori militanti, sempre schierato dalla parte degli oppressi. Bisogna capire perché è morto; era un operaio, uno dei tanti giovani costretto a una certa età a lavorare perché per i proletari, per i figli dei lavoratori, non esistono privilegi che sono di altri. Argada ha fatto una scelta, si è messo dalla parte di chi vuole una società diversa non a parole, in cui lo sfruttamento sia abolito e il fascismo non possa trovare spazio”. Arrestati, gli assassini di Adelchi Argada ebbero dalla loro parte soltanto una pretestuosa tesi di legittima difesa, tuttavia, dopo aver ottenuto di spostare la tesi processuale a Napoli, nel 1977 furono condannati rispettivamente a quindici anni e quattro mesi e a otto anni e tre mesi di reclusione.
Oggi più che mai si ha bisogno di un richiamo alla memoria di Adelchi, di ogni partigiano, di ogni uomo morto a causa della violenza fascista, tuttora promotrice di odio razziale e di classe. Oggi più che mai si ha bisogno di antifascismo.
Collettivo Ri-Scossa Studentesca

  Ottobre 1974 serigrafia del pittore Carnevali
1974-serigrafia-Carnevali
  Ottobre 1974 manifesto nazionale Ao – Fpcr
1974-manifesto-ao-fpcr
Ottobre 1974 manifesto per manifestazione del 9 novembre
1974-manifesto-x-9-nov.
Ottobre 1976 manifesto per manifestazione
1976-manif.-x-Adelchi
Ottobre 1977 manifesto Milano (scuola A. Argada)
1977--man.-Scuola-Milano
adelchi per la stampa da rasterizzare

Gallerie fotografiche

21 ottobre 1974: Manifestazione per Adelchi Argada (archivio Luciano Rimini)

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22 ottobre 1974: Funerali di Adelchi (Archivio Luciano Rimini)

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1977: Manifestazione per Argada (Archivio Luciano Rimini)

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20 ottobre 2012

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20 ottobre 2014

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Fonti:
*Gli articoli  estratti da “Il Fronte Comunista”, i documenti di Avanguardia Operaia, le testimonianze storiche, i volantini e le foto dei funerali e delle manifestazioni sono estratti  dall’archivio del Compagno Luciano Rimini
*Collettivo Autonomo Altra Lamezia – Collettivo Ri-Scossa Studentesca – Lamezia Antifascista – altralamezia.org
*Rifondazione Comunista Lamezia
*Cuori Rossi di Cristiano Armati, Newton Compton Editori, 2008
*Infoaut.org